Incerta, imprecisa, esuberante e timida, riservata – a tratti, per nulla, a volte – e poi sorridente e chiusa, frivola e apatica, determinata, sveglia. Non sono mai stata capace di definire chi io sia, cosa voglia davvero, eppure ho sempre trovato guerre da combattere, obiettivi da perseguire, sogni troppo grandi per essere rinchiusi, per essere vissuti solo ad occhi chiusi.
Non so essere chi vuoi che io sia, non riesco a frenare lo slancio, la presa, non riesco a rimanere se voglio andare via, eppure morirei se penso che qualcosa possa essere salvato – annienta me prima di annientare noi. Eppure lo so, merito di meglio, merito di più, merito del tempo e della rabbia e della gelosia e fiducia e passione e fuoco. Ma se il fuoco sono io, di che altro avrei bisogno?
Incapace di aprirsi eppure immensa, non voglio pietà o ammirazione, non voglio sentirmi intelligente o stupida, non sopporto il giudizio, le categorie, i preconcetti. Non ho bisogno di essere capita – so chi sono, chi vorrei essere – ho solo bisogno di tempo.
Tempo per capire, per arrendermi, tempo per metabolizzare e rinchiudere la me che ho paura di diventare, quella macchina da lavoro – universoegalassietuttiigiornituttalavita – incapace di provare amore, verso di sé, verso di te.
E non voglio guardare dietro, non voglio tentennare, non voglio pentirmi dei passi che ho fatto, delle cose che ho detto, voglio guardare davanti, voglio aspettarti, voglio il brivido e l’eccitazione, voglio che mi guardi prendere quello che voglio, te che ancora non conosco, prendere tutto, voglio starti accanto e voglio essere potente, voglio essere felice.
Voglio tutto.
e non mi fermerò fino a quando non sarà crollato l’ultimo muro
fino a che non si sarà spento l’ultimo grido